mercoledì 17 novembre 2010

Elogio dello stupratore scritto da lui medesimo

Eccomi, sono lo stupratore, quella persona cioè che gode del prendere una donna contro la sua volontà e farne sessualmente tutto quello che vuole. Io ottengo piacere da un duplice godimento: quello che voi associate ordinariamente all’atto sessuale e quello del sentire la donna in mio potere come vittima senza scampo, la quale tanto mi dà quanto la sento negarmi il suo consenso. Sapete in quale dei miei stupri ho goduto meno? Quello nel quale quella puttana della malora, evidentemente non così stupida come le altre, si costrinse a non reagire in alcun modo: nessun urlo, nessun gesto inconsulto del corpo, nulla, proprio nulla. Sembrava una morta, quella troia. Anzi, peggio: sembrava una di quelle patetiche e frigide quando si fanno scopare dal loro ragazzino impotente del cazzo.
Ecco, ve lo dicevo: io sono lo stupratore, la vostra bestia nera, quello di cui dite: ah, uno stupratore! Però voi no, vero? Chiusi nel segreto delle vostre camerette da perbenisti della minchia, non vi date - vero - ai vostri giochini di violenza? Alle vostre simulazioni di stupri, di delinquenze sessuali? Non godete di quel turpe linguaggio anche voi, fatto di “no, dai”, “sì, prendilo”, “sporca puttana”, “ti prego, basta”, “sei solo una troia”, “fammi male”, e via di questo passo? Sì, sì. Siete come me. In voi cova uno stupratore frustrato e la prova è che a questo mio dire voi reagite con il vostro stupido sorriso. Pensate che vi serva per schermarvi, sperate che sia una fittizia testimonianza del vostro essere così diversi da me. Invece rivela solo il vostro occulto desiderio represso. Mi fate pena.
Non lo ammetterete mai, ma mi invidiate. Accusate e penalizzate la mia violenza per celare, per camuffare la vostra invidia. I vostri soldati poi vanno in guerra, fanno i loro rastrellamenti in paesi dimenticati da Dio e diventano tutti come me; la notizia arriva ai telegiornali e tutti a strapparsi le vesti, tutte le famiglie a dire: che schifo! Ma proprio in quelle famiglie, c’è il padre, c’è il giovane figlio che nei loro sogni erotici, nelle loro fantasticherie di patetici masturbatori si immaginano proprio in quelle stesse situazioni. Sì, essere al di là della legge, della morale, immergersi nel furioso flusso della scarica sessuale, godere dell’inabissarsi nella pura violenza sapendo di non avere più controllori, giustizieri. Perché il sesso è violenza e la violenza ha questo fantastico meccanismo che la rende infinitamente desiderabile rispetto al bene: vuole continuamente strabordare, allargarsi, è il desiderio di dominio assoluto, su tutto. Invece il vostro bene da eunuchi è la regola del limite. Non siete abbastanza coraggiosi per accettare lo schifoso caos che vi portate dentro, e allora vi tutelate dietro queste invenzioni borghesi: la morale, la regola, il limite, il bene, … Eppure perfino nelle vostre istituzioni scolastiche rattrappite si studia Nietzsche!
Invece io sono completamente risolto con me stesso. Voglio infinità, voglio fottere come un animale, voglio fare del male, voglio sfondarla quella figa del cazzo, voglio sentire le sue urla di dolore, voglio vedere i suoi occhi di paura sotto di me, il terrore glaciale di chi sa che nessun giudice, nessun dio, nessun bene, nessuna teologia, nulla potrà salvarla. No. Solo io e la mia furia immonda, perversa, totale, violenta, assoluta, la mia pazzia. La follia a cui dico completamente, con tutto me stesso “sì” e che realizzo pienamente nella mia persona.
Voi invece continuate pure a camuffare il vostro più che giusto godere della sofferenza altrui in riti accettati socialmente. Come per esempio il solletico ai vostri bambini. Il solletico, eh? Pensavate forse che non me ne fossi accorto? Volete far credere anche a me la storiella del solletico come semplice gioco di divertimento? No: godete del far soffrire il vostro bimbo. E ci godete perché in quel momento realizzate il vostro totale dominio, portatore di sofferenza sulla sua persona inerme. Ma vi fermate lì, perché siete solo degli omuncoli. Invece dovreste uscire per strada, prendere la prima donna che vi ispiri, prenderla per il colletto con forza, trascinarla nell’angolo più buio, sporco, turpe del vostro isolato e scatenare su di lei tutto l’immondo e orribile getto di sesso totale che vi abita, che vi strazia, che vuole urlare, essere, vivere, crescere, per farsi sempre più caos.
Porca puttana, come fate ad essere così ciechi? Ma no, io lo so. Anche il peggiore dei vostri pretini di merda, anche il più bigotto dei vostri moralisti, quando - soli - si trovano nell’intimità della loro camera vuota e silenziosa, sì, c’è almeno un momento che ammettono a se stessi, con parole bisbigliate: sì, cazzo, è proprio così! Ma la punizione della vostra morale di paurosi sarà che il tutto si concluderà al limite solo con l’ennesima sega associata ai quei pensieri indicibili che tutti noi, voi e io, sappiamo bene. Di cui io sono, in questo mondo, l’unico realizzatore. Il vostro ideale eterno.


(testo coperto da copyright - 2010. È vietata la sua riproduzione, anche parziale, senza l'autorizzazione)