lunedì 11 ottobre 2010

Perdita dell'io

Considera l’atto dell’amore fisico. Nel suo momento estremo, l’avvertimento «io godo un piacere», «son io, che gode questo piacere», è pressoché svanito. C’è piuttosto la natura che gode da sé, un piacere che viene alla luce da sé, che gode da sé sé stesso, ben più che non abbia tu l’esplicita coscienza di esser tu a goderlo. Eppure, insieme, la coscienza di quest’ultimo fatto non è interamente perduta.
 
(Da Lettere spirituali di Giuseppe Rensi)